S.O.S. – Un Pozzo a Nkolafeme

Responsabile: Sr. Lucina (Virginia) Baldassari
Soeurs Educatrices De S.te Dorothée

La congregazione delle suore Dorotee è stata fondata a Venezia nel 1838 dal sacerdote Luca Passi di Calcinate (Bg). Il loro spirito di servizio si rivolge soprattutto alla gioventù abbandonata. Da allora ad oggi, oltre che occuparsi della formazione religiosa con particolare attenzione alla catechesi, queste suore offrono sostegno alle numerose ragazze madri, ai poveri e ai carcerati.

Sr. Lucina, anch’essa nativa di Calcinate ( Bg ), partita per la missione in Africa nel 1979, fu inviata in Burundi con l’incarico della formazione delle giovani africane che desideravano entrare a far parte della famiglia religiosa selle suore Dorotee.
Nel 1987 è stata espulsa dal Burundi ed è stata trasferita nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire) e più precisamente a Bukavu impegnata nella formazione e in altri impegni apostolici.
La guerra del 1996 l’ha costretta a fuggire in Cameroun, dove ha trovato asilo in un quartiere popolare alla periferia di Yaoundé, in un appartamento preso in affitto.
Lasciata la formazione, nel 2000 torna nella R.D. del Congo come responsabile della comunità e di un centro di formazione frequentato da postulanti e novizie.
Nel gennaio 2006 torna nuovamente in Cameroun, a Nkolafeme.

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A Nkolafeme, in accordo con la Congregazione, è stato acquistato a circa 20 km di distanza dalla missione, un terreno per dare la possibilità alle suore di avere una loro casa e pian piano inserirsi con un progetto educativo in questa nuova zona alla periferia della città.
Uno degli obbiettivi del Vescovo della Diocesi è quello di creare una nuova parrocchia e una scuola per offrire istruzione a tutti i bambini della zona.
Purtroppo il sito nel quale si sta sviluppando questa nuova missione è una zona che per la conformazione del territorio è priva di sorgenti d’acqua. La sola soluzione possibile per avere a disposizione questo bene necessario per la sussistenza e per ogni più piccola attività, è necessario scavare un pozzo. Avere l’acqua è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, soprattutto in paesi come il Cameroun, dove la mancanza d’acqua è cronica, le temperature sono molto elevate e il rischio di malattie infettive legate alla mancanza d’igiene è enorme.

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L’importo del progetto è piuttosto elevato ed è stato quantificato in circa 10.000,00 Euro. La gente del posto vuole contribuire anche con la manodopera ma da soli non sono in grado di affrontare tutta la spesa. Ecco il perché del nostro S.O.S. per un pozzo d’acqua a Nkolafeme.

… forse nascosto sotto l’acqua, non ci sta il fuoco? Certamente quello della carità, se nella vostra generosità accoglierete questa nostra domanda d’aiuto a favore di questi fratelli …

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La catena della solidarietà

Responsabile: Laura Zambaldo
Insieme per far nascere una micro-imprenditorialità a Bunju – Tanzania

    Lo scorso anno, Laura ha deciso che sarebbe cambiato il suo rapporto con l’associazione e il senso della sua presenza in Tanzania.

    La tipologia di volontariato non sarebbe più stata orientata nella cura delle adozioni a distanza, ma verso le madri di quei bambini o altre donne che in Africa hanno sulle loro spalle, per retaggio culturale, il peso del mantenimento di se stesse e delle proprie famiglie.

  

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 In modo particolare, alle donne di Bunju, che conoscono Laura ormai da molti anni e che hanno ricevuto regolari aiuti da parte di Harambee, è stato proposto di iniziare una piccola attività commerciale, sapendo benissimo che a loro manca il capitale per avviarsi, ma non la volontà e l’ingegno per continuare.

    Laura ha deciso così di promuovere i primi dieci progetti, con un finanziamento individuale che non è stato un regalo di mese in mese, ma un prestito una volta sola e che si sarebbero impegnate a restituire in sei mesi. Tecnicamente è definito micro – finanziamento, ma si è preferito chiamarlo “catena della solidarietà”, che con il tempo dovrebbe allungarsi sempre più, permettendo a un numero maggiore di donne di iniziare una propria attività imprenditoriale, per una maggiore indipendenza e per la loro dignità, cose molto importanti, non solo in Africa.

    Riportiamo un esempio di come stanno andando le cose: mama Omary, bella signora, madre di famiglia e imprenditrice nell’animo, ha aperto un ristorante. Ovviamente, si tratta di qualcosa di assai lontano da quelli che noi siamo abituati a conoscere come ristoranti, e chi non è mai stato in Africa difficilmente può immaginarli.

    Si tratta di piccole baracche, chioschi, fatti di pezzi di legno e lamiera ondulata, dove vengono preparati i piatti più popolari: “ chapati” le focaccette di grano, “ugali” la tradizionale polenta di mais, spiedini di carne e a volte pesce. Vengono venduti a una clientela locale, composta per lo più di lavoratori che si trovano nella zona.

    Ebbene, mama Omary ha aperto il suo ristorante, si è procurata gli ingredienti per preparare i piatti, ha sistemato un chioschetto, acquistato pentole e padelle e l’olio per la cottura, con la modesta cifra che aveva ricevuto. E, cosa più importante, oggi è fiera e soddisfatta di come vanno gli affari, e sta regolarmente restituendo a rate il capitale.

    Non si può certo sostenere che la “catena della solidarietà” sia la soluzione ai mille problemi africani, ma potrà diventare, per tante situazioni individuali alle quali basterebbe un piccolo aiuto di partenza, un buon avvio su una dignitosa via di uscita dalla miseria morale e dalla povertà economica.

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