Comunicazione dal Villaggio della Gioia – Ottobre 2006

Da Gennaio 2007 entreranno al Villaggio della Gioia 50 nuovi orfani.

Volontari al Villaggio della Gioia estate 2006.

Dopo appena due anni dall’arrivo dei primi 18 orfani (anno 2004) il Villaggio della Gioia e’ gia’ in grado di accogliere altri 50 orfani che entreranno all’inizio del prossimo gennaio 2007. Gia’ i documenti di affido e i certificati sono quasi tutti pronti. Gli orfani hanno tutti dai 4 ai 9 anni e risiedono nel circondario del Villaggio della Gioia e nella citta’ di Dar. In Tanzania le scuole e gli asili iniziano a gennaio e terminano a dicembre. E così i piu’ piccoli inizieranno subito l’asilo e i grandicelli verranno iscritti nelle elementari.

Altre due nuove grandi Case Famiglia sono pronte ed arredate. Il lavoro svolto e’ stato immenso e velocissimo in questi due anni e lo si e’ potuto fare grazie alla generosa, gioiosa collaborazione di 12 Associazioni, di varie Parrocchie, Enti, Banche e Gruppi, che vivamente ringrazio e che avro’ la gioia di incontrare in questo mio periodo di soggiorno qui in Italia.

La Casa Generalizia, il Noviziato e l’Aspirandato saranno finite per meta’ dicembre. Tutto sara’ pronto a Gennaio ad accogliere il primo gruppo di aspiranti Mamme degli Orfani che faranno gia’ anche da Mamme nelle Case Famiglia. Percio’ tutto e’ pronto: i nuovi 50 orfani sono pronti ad entrare e le nuove Mamme che gia’ quest’anno hanno vissuto tre mesi di intensa e gioiosa preparazione nel Villaggio della Gioia, nella stessa Casa dove vivranno i nostri nuovi orfani. Hanno tutte dai 25 ai 35 anni; tutte parlano bene anche l’inglese. Una e’ radiologa ed una maestra abilitata nel metodo Montessori.

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A tutti comunico la mia nuova e mail: babafulgenzio@alice.it
La mia residenza per questi due mesi di cure e’ a Basella di Urgnano – BG – presso il Museo Africano. Chi volesse venire a trovare non suoni percio’ il campanello del Convento dei Padri Passionisti ma quello del Museo Africano.

Volontari al Villaggio della Gioia – estate 2006 –

Il dono del tempo al Villaggio della Gioia

Non troviamo mai il tempo per pensare al "significato del tempo".

Qui, al Villaggio della Gioia, alla Scuola dei Poveri, i veri protagonisti della storia, i volontari imparano anche questo.
Il tempo: questa preziosa realta’ che piu’ aderisce a noi, costituendo quasi la nostra pelle esistenziale. Lo spazio e’ piu’ esterno. La cronologia pura e semplice e’ secondaria; il vero tempo e’ quello interiore: la stessa ora cronologica e’ infinita quando si ascolta una noiosa conferenza e vola in un baleno quando si e’ con la persona amata: e sono sempre gli stessi 60 minuti.
Saper gioire del tempo e non esserne schiavi; saper godere del tempo senza sciuparlo; saper comprendere e amare il tempo senza dissiparlo o esserne travolti: questo e’ un grande impegno di vita. Questa e’ una grande lezione di vita. La Bibbia ci invita a pregare cosi’: "Insegnaci Signore a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore" (salmo 90). Ma vi e’ qualcosa di piu’ nella visione biblica del tempo: esso diventa la sede del manifestarsi di Dio stesso.

Il tempo al Villaggio della Gioia: tempo di incontro con se stessi, tempo di impegno culturale e manuale; tempo di servizio, di preghiera e di solidarieta’; tempo di riflessione e di crescita spirituale.

Ambientazione culturale

Cento volontari anche quest’anno nei mesi estivi hanno lavorato al Villaggio della Gioia e "incontrato" l’Africa. L’Africa della gente comune; l’Africa che ogni giorno, tra enormi difficolta’ trova mezzi e ragioni di vita. L’Africa dell’arte e della poesia, e della danza. L’Africa fiera delle proprie radici e della propria cultura. L’Africa della societa’ civile che sa organizzarsi, che sa resistere alle dittature, che si ostina, nonostante tutto, a progettare un futuro di speranza. L’Africa ancora in corsa per raggiungere un livello di vita dignitoso e sereno.

Oggi e’ necessario piu’ che mai guardare all’Africa con occhi nuovi e imparare a camminare insieme con stima e comprensione.
In questa tranquilla domenica di settembre, mentre scrivo, rifletto sull’esperienza forte e bella che un centinaio di giovani ingegneri, medici, architetti, geometri, studenti universitari, artigiani e operai, animati di buona volonta’, hanno vissuto intensamente qui al Villaggio della Gioia, eccezione fatta di una piccolissima percentuale di persone che non avevano recepito lo spirito e gli ideali necessari per vivere qui questa forte ricca esperienza umana, cristiana e di intensa solidarieta’.

La liturgia della preghiera di questi giorni e’ intonata a cantare al Signore dalle alte vette: "del Signore e’ la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti". Tengo l’anima all’ultimo piano per chi veda e voli su spazi immensi. Sempre piu’ in alto dunque; cosi’ questa "valle di lacrime" non ci annega.

Questa mattina ho celebrato la S. Messa durata due ore e mezza, ricca di fede e di amore, di colori e di suoni, di canti e di battimani e ho confessato una giovane, figlia di un medico volontario in Tanzania; aveva lo spirito a terra. Guardava all’indietro e pensava ai bei monti di casa sua Animandola ad ideali alternativi le ho detto: contempla la natura; ammira il cielo stellato. E’ il cielo di Abramo, dei profeti. E’ il tuo cielo, creato per te dal Padre. Una ragazza di qualche anno piu’ di te, guardando il cielo ripeteva spesso vedendo una "T": "vedo il mio nome scritto in cielo". Era S. Teresina. Scruta il cielo, ragazza mia: diverra’ tuo nell’ideale piu’ nobile, piu’ puro e piu’ alto. Durante la S. Messa ha messo Gesu’ nel suo cuore e la voglia di altezze le ha inondato l’animo.

Ho ricevuto dai vari gruppi e da singoli delle testimonianze scritte molto belle e commoventi. Denotano tanta voglia di migliorare e di vivere momenti di riflessione come si vivono qui al Villaggio della Gioia. Ecco, riporto solo la letterina dell’ultimo gruppo di settembre:

Caro Baba,
impossibile e’ solo una parola pronunciata da piccoli uomini che trovano piu’ facile vivere nel mondo che gli e’ stato dato piuttosto che cercare di cambiarlo. Impossibile non e’ un dato di fatto ma una opinione. Impossibile non e’ una parola, e’ una sfida. Dai Baba, Forza! Vinci la tua sfida!.

Ecco ragazzi miei, ecco amici che in questi tre anni (e siete piy di 300) avete vissuto momenti importanti e forti al Villaggio della Gioia, queste parole io le rimando a voi, le "intesto" a voi; le "consacro" a voi. Il mio prossimo compleanno scandisce anni 70!… Certo, io continuo e continuero’ la mia "sfida". Ma VOI, voi giovani siete "la sfida"; voi dovete oggi essere coloro che non credono e non vogliono sottolineare la parola "impossibile" ma vogliono con tutta la potenza della vostra intelligenza combattere, combattere, combattere perchi questo mondo va cambiato. Io vi ho testimoniato il mio esempio, ma anche voi avete "visto" i poveri, avete sentito "l’urlo" dei poveri.

Preziosi anche i giorni dedicati alla cultura: la visita alla citta’ di Bagamoyo: centro raccolta e smistamento schiavi. Le visite ai Pittori "Tinga Tinga" e agli Scultori "Wamakonde" riuniti in Cooperative. E le visite alle molte botteghe dove si vende e si compra di tutto, speranze e illusioni. E bellissimi i giorni trascorsi sull’Oceano: sull’Isola di Bongoyo; al Bahari Beach e a South Beach.

Molti i lavori svolti quest’anno al Villaggio della Gioia

Un nuovo inceneritore, grande buca quadrata circondata di pianticelle sempre verdi.
Un nuovo grande orto ricco di: melanzane, carote, cipolle, insalate, erbette, fagiolini, pomodori, cetrioli, angurie. Sono state decorate le due nuove grandi Case Famiglia.
Allestiti e dipinti i due grandi cartelloni (8 metri di superficie) direzionali e con lo stemma della nostra scuola d’inglese, ricchi di messaggi e di programmi.
Dipinti di bianco i sassi che delimitano i viali e che attraversano la prima parte del Villaggio e quello che porta a scuola (lunghi oltre un chilometro).
Dipinte le pareti del grande ospedale "Maria Nascente", adiacente il Villaggio della Gioia, sia all’esterno che all’interno.
Dipinto il presbiterio della chiesetta del Villaggio con tre grandi "affreschi": la Madonna con il bambino; l’ultima cena e la Sacra Famiglia. E con delle scene di vita di San Francesco di Assisi al quale la chiesetta e’ dedicata.
Allestito un nuovo parco giochi per le bambine.
Allestite una legnaia, le sale della Cancelleria, Sartoria, sala Incontri, sala computer e salone dello sport.

I volontari e i bambini

L’incontro con i bambini sempre ricco di incanto e di tenerezza. Non si viene certo al Villaggio della Gioia per giocare o far giocare i bambini. Loro hanno gia’ i loro programmi ed i loro giochi ed i loro tempi di studio e di lavoro. Pero’ tutti i pomeriggi i bambini del vicino Villaggio di Mbweni vengono al Villaggio della Gioia e per due ore giocano insieme ai volontari. Semplici giochi, pochissime parole, tanti sorrisi e tenerezze e l’intesa e’ perfetta. La semplicita’ incantevelo di questi piccoli affascina i volontari che insieme si divertono tantissimo con i giochi piu’ semplici e comuni a tutti i bimbi del mondo. Sono bibmbi cristiani e mussulmani, tutti accomunati dalla gioia di vivere e di divertirsi. Queste ore con i bimbi sonmo le piu’ care e le piu’ attese dai piccoli. Alcuni pomeriggi arrivano anche i giovani che subito si organizzano in animate e forti partite di calcio. I volontari giocano con loro e si sfidano: tanzaniani contro italiani, e , anche se l’Italia ha vinto la coppa del mondo, qui, vincere con i tanzaniani e’ un poco piu’ difficile almeno si e’ ottenuto un decoroso pareggio.

Il pane profumato del Villaggio della Gioia

Nei mesi di agosto e di settembre un nuovo profumo si e’ diffuso nel Villaggio della Gioia: il profumo del pane. Il giovane Rozzoni Francesco di Castel Rozzone, ha ogni giorno "fatto" il pane: pane profumato e gustoso, fragrante e fresco. Non solo: ma ha anche "insegnato" alle giovani aspiranti "Mamme degli Orfani", a "fare" il pane. Cosi’, dal prossimo gennaio il Villaggio della Gioia avra’ pane fresco e profumato per i suoi bimbi ed anche per gli abitanti del circondario, avendo pronta e gia’ attrezzata un "bottega" del pane. E non solo ha insegnato a fare il pane, ma anche pizze e biscotti per le grandi circostanze. Un grazie particolare a Francesco che per tre mesi consecutivi ha saputo offrire con gioia il suo tempo e le sue capacita’ al Villaggio della Gioia dando una bella testimonianza di solidarieta’.

Le nuove Case Famiglia e la Casa delle "Mamme degli orfani"

Belle a vedersi e pronte ad accogliere i nuovi orfanelli le Case Famiglia costruite quest’anno insieme alla Casa generalizia, allo Studentato ed al Noviziato del nascente Istituto Religioso le "Mamme degli Orfani". Grande e’ stato il lavoro di questo’anno. Ora il Villaggio della Gioia, gia’ da suo nascere, puo’ accogliere tanti nuovi orfani e le prime aspiranti Mamme.
Il cammino e’ stato veloce e sicuro, pensato e programmato nei suoi particolari e attentamente e generosamente sostenuto oltre che dalle 12 Associazioni, Parrocchie, Gruppi ed Enti, anche da numerosi volontari e tantissimi amici che credono ed operano affinche’ questo progetto grandioso abbia a continuare il suo percorso.

A tutti voi il grazie di numerosi orfanelli, le loro preghiere al Dio dei cristiani e dei mussulmani, la loro riconoscenza ed il loro amore.

Vi benedico con tutta la potenza del mio sacerdozio,
Baba Fulgenzio

I MIEI FIGLI HANNO FAME…E SPESSO PIANGONO…

Amici, nella immagine-ricordo della mia Ordinazione Sacerdotale avvenuta 38 anni fa e della mia prima Santa Messa avevo scritto: "i piccoli chiesero del pane e non vi era chi lo spezzasse loro" frase biblica e che per vie misteriose della Provvidenza, oggi mi si presenta in tutta la sua tragica realta’! Immagini dalla Tanzania Vivo uno strappo che si aggrava ogni giorno mentre scopro questa mia immensa citta’, sia nella intelligenza e sia al centro del cuore, per l’incapacita’ in cui mi trovo di pensare insieme la sventura degli uomini, la perfezione di Dio ed il rapporto tra i due. La sofferenza e’ lo scandalo che fa gemere ogni uomo da sempre, perche’ la si trova sul cammino della vita. Uno scandalo inevitabile che non sopporta facili soluzioni, letture semplificanti, e non ammette "uscite di sicurezza". La sofferenza, inevitabile e spesso colpevole, ‘e li’, va accolta, vissuta ed interpretata. Forse non ci e’ data altra risposta che si identifica con un metodo, con uno sguardo: guardare il mondo e partire dalla Croce per intravvedere la Luce della Risurrezione. E’ la prospettiva nella quale mi sforzo giornalmente di collocarmi. E che mi sollecita ad approfondire lo sguardo, a renderlo piu’ acuto, come una lama impietosa e veritiera. Sono di scena i miei ragazzi di strada di tre Istituti: 80 nel primo che ho accolto all’inizio di quest’anno; 64 ragazzi nel secondo e 16 nel terzo. Sono 160 ragazzi di strada che intendo sostenere e fare da "padre". Altri 450 hanno bisogno urgente di aiuto. Questi ragazzi hanno famiglia, ma sono tanto poveri da non avere nessuna possibilita’ economica ed i loro problemi sono enormi: polio, piedi torti, o affetti da problemi neurologici, come la paralisi celebrale che si manifestano con difficolta’ motorie, da lievi a gravissime, con difficolta’ di apprendimento e di epilessia. E’ un lavoro duro che richiede molta pazienza e capacita’ di interagire con tanti problemi connessi alle disastrose situazioni familiari. E poi vi e’ a Dodoma, povera capitale di questa poverissima, dimenticata Tanzania, un nuovo orfanatrofio da costruire per bambini orfani e di strada, per il quale Giovanna Moretti, meravigliosa giovane volontaria bergamasca, da anni ormai sta impegnando tutte le sue energie ed il suo tempo, ed ha bisogno del nostro sostegno e del nostro grande aiuto. L’Associazione ONLUS Harambee sostiene, dilata, cerca di coinvolgere piu’ persone possibili attorno a questi Progetti oltre a sviluppare quelli inseriti direttamente nei suoi regolamenti, quali: Adozioni a distanza, Progetto Uomo, Capanna della Multimedialita’. La Provvidenza mi ha messo a fianco famiglie meravigliose nel servizio e nel dono, fisioterapisti e medici senza frontiere, che con me, giornalmente, compiono la loro coraggiosa missione di volontariato. Scrivo con coraggio, determinazione e …rossore. C’e’ un forte imperativo in me che mi obbliga perche’ i miei figli hanno fame di dignita’ , di amore. Sono un missionario-giornalista passionista; mancherei gravemente al mio dovere se non scrivessi; se non comunicassi; se non gridassi quello che giornalmente vivo e vedo. E’ per me "missione" e dovere di coscienza "annunciare", "raccontare", "denunciare" cio’ che sta accadendo in questa Dar, tra l’indifferenza colpevole del mondo. Erano 80 i primi ragazzi di strada che accolsi; ne accennai nel giorno della Festa di Harambee, il 24 giugno scorso, a Castel Rozzone. Poi accolsi un nuovo gruppo di 64 e poi un altro di 16. Tutti orfani e ragazzi di strada! Chiedono il "pane" a gran voce e chiedono "amore"! Mando il loro "grido" e la loro "attesa" anche a voi, e lo faccio nella certezza di non essere solo ad "arrossire" davanti all’ingiustizia, alla fame e ad "intervenire" per placarla. I miei figli hanno fame e spesso piangono, ma voglio, con tutte le poche forze rimastemi, con tutte le persone che sentono con me l’urgenza di questo intervento, operare attivamente e concretamente fare qualcosa. I miei figli crescono ogni giorno; crescono nel numero perche’ stanno diventando tanti ma MAI troppi!!! Certo, non voglio risolvere tutti i problemi dei ragazzi orfani o di strada, o ammalati di aids di Dar; certo non posso mettere a rischio la mia salute gia’ provata, ma certamente voglio fare tutto, tutto quello che posso, donando e consacrando OGNI istante delle giornate, tutte le fatiche, a questi figli che chiedono un affetto che a loro e’ stato violentemente, prepotentemente negato. Un fraterno, gioioso saluto da me e dai miei collaboratori. E’ per me grande gioia e dovere di amicizia ricordarvi ogni mattino nella Messa. P. Fulgenzio Cortesi

ALFRED, ANNI 9 E CLEMENTE, ANNI 6…

Amici,

oggi vi scrivo in nome e per conto di Alfred, anni 9 e Clemente, anni 6: due miei bambini di strada che ora corrono insieme nei prati del Paradiso perche’ su questa terra, in questa Dar es Salaam, non li hanno trovati i prati; non hanno trovato neanche un affetto, un padre ed una madre ed una medicina. Per loro una candela ed un fiore: anche se non serve una fiammella a chi e’ gia’ nella luce ed un fiore a chi non ha avuto il tempo di aprirsi ed e’ rimasto un bocciolo.

Loro sono morti: ma chi sono i “morti”? Sono loro o siamo noi? Siamo noi che continuiamo a vivere nella morte? Perche’ e’ morte quando i bambini piangono e non c’e’ niente per loro. E’ morte quando piove e nella capanna c’e’ tanto tanto fango; e’ morte quando non hanno soldi per curarsi ed istruirsi; e’ morte quando non hanno piu’ lacrime per piangere…ma quanto durera’ ancora la fatica di dover morire ogni giorno?…

Come vivo queste ferite ripetute nella mente e che non si rimarginano e spezzano la continuita’ del pensiero e la nobilta’ dell’affetto! E con fatica arrivo alla preghiera della sera; un nobile ” di piu’ ” al tramonto del giorno, nell’attesa che tutto si compia.

Ad Alfred e Clemente, nelle preghiere della sera, ho chiesto scusa: scusa per non essere “arrivato” prima; scusa per non aver “pensato” prima a loro. Scusa perche’ avrei potuto fare di piu’!!! E vorrei, insieme agli aquiloni che volano alti fin quasi a toccare il cielo, arrivare a loro e chiedere il bacio del perdono e della pace!

Quanta voglia di abbandonare le mie sicurezze, i miei piani, i miei sogni; e solamente contemplare la Croce del Sud, lassu’ nel cielo insieme alle stelle che non si riescono a contare e imparare a vivere la realta’ con gli occhi dei perdenti.

Come vorrei che questa sera, nessuno dei miei bambini di strada, nessuno dei ragazzi di Dar e del mondo piangessero perche’ non hanno trovato nessuno che desse loro un pezzo di pane.

Come vorrei trovare tanti e tanti amici ed insieme “ricostruire” la Terra perche’ solo cosi’ il Cielo si fara’ piu’ vicino. E’ l’augurio e la preghiera che faccio per tutti voi.

Con intenso affetto e tanta riconoscenza,

P. Fulgenzio Cortesi